Perché ricordare Dante online?

 

Non potevamo esimerci dal celebrare Dante nella ricorrenza dei 700 anni dalla sua morte.

Non vogliamo annoiare, ma sottolineare la potenza del messaggio dei suoi scritti che nessuno è riuscito ad eguagliare ancora oggi.
Per la prima volta il 25 marzo 2020 è stato istituito il Dantedì per anticipare l’anno dantesco.
Leggere la Divina Commedia non è un semplice passatempo, ma un modo per dimenticare per un attimo la situazione che tutti stiamo vivendo e riscoprire, attraverso la cultura, la bellezza della vita. Lo fece anche Primo Levi nel lager di Auschwitz dove, in mezzo all’orrore, volle ricordare le parole che Dante disse ad Ulisse: «Considerate la vostra semenza:/ fatti non foste a viver come bruti,/ ma per seguir virtute e canoscenza» (Inf. XXVI).
Parole di un’attualità sconcertante.
Dante è la lingua italiana, è l’idea stessa di Italia, in questo momento è ancor più importante ricordarlo per restare uniti.
Fu il plurilinguismo dantesco, a fare di Dante il grande escluso, sottraendolo al canone a cui ispirarsi. Infatti nel 1525, Pietro Bembo pubblicava Le prose della volgar lingua, celebrando Petrarca come maestro della poesia e Boccaccio a simbolo della prosa. Quel podio negato oggi non ha valore tenuto conto del riconoscimento unanime di cui oggi il poeta gode. Secondo Auerbach il realismo figurale di Dante fu così pervasivo nel lettore da creare un vero immaginario collettivo: quando si pensa all’Inferno lo si immagina come lo ha descritto Alighieri.
La capacità visionaria e inesauribile del poeta rende le sue opere vive intorno a noi. C’è chi ritiene la Commedia, un compendio di diritto, dove vige la legge del contrappasso. Ma come non lasciarsi incantare dalla misericordia intrinseca nell’opera, che invita l’uomo ad appagarsi della sua finitezza: «State contenti, umana gente la quia;/ che se potuto aveste veder tutto,/ mesiter non era parturir Maria» (Purg. III).
Non sì può ridurre il poeta alla sua opera più nota , Dante è anche La vita nova, lirica che celebra l’amore per Beatrice Portinari, il De vulgari eloquentia, lungimirante trattato di lingua o le Epistole, dove Dante scrive al mecenate Cangrande della Scala che lo scopo della sua Commedia consiste nel: «distogliere coloro che vivono in questa vita da uno stato di miseria e condurli ad uno stato di felicità» (Ep. XIII).
Dante unisce quanti lo leggono, in ogni momento storico vissuto dagli italiani, anche quello più grave. E così diventiamo tutti più vicini al poeta e come lui anche noi usciremo «a riveder le stelle».

Ornella Mercuri