LA DIVINA BRISCOLA


                                                                                                               di Julian Frullani
Briscola, etimologia incerta, forse dal fr. brisqué, nome dell'asso in alcuni giochi e già attestato nel 1828.
Il 5% del linguaggio usato dagli sportivi della Briscola nomina la caduta delle carte. 
Praticate correttamente, il restante 95% delle parole saranno maledizioni, imprecazioni, oscenità e invettive, che fanno sì che anche il più granitico tra il pubblico in attenta osservazione si riduca al disgusto, o se le gode.
In Toscana, questo gioco di carte, "Briscola", è un'esperienza olistica. Se correttamente implementato, si tratta di un'agile iperattività mentale che ha la capacità di riportare alla coscienza i conflitti emotivi repressi per essere esaminati.
E' inoltre un'oscura terapia verbale collettiva e un capolavoro di confusione e di follia.
La "partecipazione mistica” del pubblico sostenitore di una partita di briscola non ha eguali.
Proprio come un uomo che scava una buca al lato della strada attirerà subito una folla di sostenitori appassionati, ma inerti, così un qualsiasi piccolo tavolo traballante collocato sul marciapiede, o al margine di un strada statale trafficata, davanti a un caffè in una grande città, o all'incrocio di due viuzze in un nascosto borgo toscano che conducono da nessuna parte, attirerà istantaneamente quattro giocatori sportivi e un ammaliato raduno di ammiratori, il cui obbligo è di circondare e proteggere la partita e i giocatori.
Non si interrompe mai una fazione di uomini che giocano a briscola. 
Né l'anello ipnotizzato dei "tecnici della briscola" che guardano la caduta delle carte con maestosa serenità.
E' stato notato che alcuni cani sono stati colpiti dal panico nell'intercettare il frastuono di una partita di briscola anche a un centinaio di metri di distanza.
Al pari del calcio, la briscola è la malattia nazionale endemica.